“C’è un posto dove l’erba incontra il cielo. E là è la fine” (detto maasai).

Nel 2002, ho vissuto per quasi un anno in Tanzania, nel Tarangire National Park.
Dovevo raccogliere dati ecologici ed etologici per la mia tesi di Laurea In Scienze Naturali.
Vivevo in un campo tendato con altri ricercatori (io ero il più giovane, avevo 24 anni) e la mia giornata “tipo” prevedeva percorrere diversi chilometri in jeep su strade sterrate per osservare gli animali della savana (sì, ammetto, era una figata).

Ecco un estratto dal mio diario. Non ho voluto cambiare una virgola del testo anche se lo trovo ingenuo in alcuni passaggi.
Il Pietro del 2002 non l’avrebbe permesso.

Il mio Diario di bordo

26 febbraio 2002

Prana. I pellerossa dicono che lo si trova respirando il vento a pieni polmoni. È energia pura che dona forza, allegria, ebbrezza, vigore. Positivizza lo spirito e la mente. Beh…ora ne sto avendo davvero la prova. Esiste davvero. Sono straripante di gioia e quasi piango dalla commozione. Di sicuro ho gli occhi lucidi.
Mi trovo nelle Ndutu Plains, nella Ngorongoro Conservation Area. Tre giorni di vacanza insieme ad altri tre amici inseguendo la migrazione degli gnu. Non ho mai visto nulla di simile: chilometri, chilometri e chilometri di piane verdissime straripanti di animali. Penso che parole e fotografie non possano rendere assolutamente giustizia allo spettacolo che sto ammirando. Migliaia di gnu, elefanti, gazzelle, zebre, giraffe tutti in un posto solo….e non si vede la fine. Penso di non aver mai avuto la sensazione di annegare nell’infinito leopardiano come adesso. Sento il vento che soffia forte sulle piane e sul mio viso, il prana che mi rinvigorisce e lo sguardo che va lontano lontano, oltre l’orizzonte. Mi giro per 360 gradi e la visione è continuamente la stessa. Non voglio crederci ma è proprio così. Sembra quasi di percepire la linea di curvatura della Terra talmente posso guardare lontano!
Gli unici rumori che si sentono sono il milione e mezzo (!) di gnu che comunicano tra loro. E quanti piccoli appena nati! Eh sì, perché qui vengono tutte le femmine a partorire e lo spettacolo si incrementa di mamme col loro cucciolo che le segue ovunque.
Proseguiamo con il nostro Land Rover lungo prati erbosi e ci imbattiamo in una iena che ha appena cacciato. Mezzora a guardarla.

Nel Parco Nazionale del Tarangire

Nel Tarangire non si può fare fuoripista salvo casi eccezionali, qui si può andare ovunque. Ed è proprio un’altra cosa. Tra l’altro questi luoghi non sono affatto turistici e non si vede in giro neanche una macchina. Siamo completamente soli.
Scatto un po’ di fotografie ad un gruppo di gazzelle di Grant non lontane da noi e bevo un sorso di the.
Decidiamo insieme di proseguire a passo d’uomo fino al Lodge, dove passeremo la notte. La stanza dove dormo è molto graziosa, ma la cosa più emozionante sono le genette che circondano tutte le tende, a decine. Per chi non lo sapesse le genette sono felini molto simili a dei gatti, ma molto ma molto più belle: lievemente maculate, hanno una coda lunghissima, tigrata e probabilmente morbidissima.
La mattina sveglia all’alba perché si va in cerca di ghepardi e leoni. Dopo qualche chilometro e molte sbinocolate, ghepardi all’orizzonte! Quattro per la precisione. Tre giovani e una madre. Ci avviciniamo con cautela e stiamo in loro compagnia per due orette. Succede di tutto: li vedo giocare, farsi le coccole, “baciarsi” sulla bocca, mangiare un piccolo gnu appena cacciato….il tutto da dieci metri di distanza! Poi l’incredibile. Uno dei due giovani, probabilmente incuriosito dall’auto, sale prima sul cofano e poi sul tetto. Dal cofano ci guarda attraverso il vetro e poi sentirlo poi camminare sul tetto è un’ emozione indescrivibile. Un vero sballo. Lo fa anche sul fuoristrada dei nostri compagni di viaggio.
Dopo i ghepardi via a cercare nuovi animali. All’improvviso scruto la sagoma di tre leoni magnifici: maschi, grandi, biondissimi, con una criniera enorme. Sono proprio The Lions Kings! Mai visto niente di più bello!
L’adrenalina continua a salire e mi sento drogato di savana. Ogni cosa è un tassello di bellezza: sciacalli che corrono, piccoli di gnu appena nati con ancora residui di cordone ombelicale, avvoltoi a frotte su carcasse lasciate dalle iene, zebre che brucano, gazzelle di Thompson che saltano come grilli, mezzora in compagnia di un serval (rarissimo felino leopardato) e verde ovunque.
Il giorno dopo le stesse visioni, solo un po’ meno emozionanti…che brutto abituarsi al bello.
Poi va a finire che non te lo godi più perché diventa tutto troppo normale.

Questi sono stati i tre giorni più emozionanti della mia vita. Perennemente saturo di emozioni, mi sono beato della magnificenza di questi luoghi infiniti, solitari e ubriacanti.