MATU

In Africa muoiono milioni di persone ogni anno per HIV. Io partecipai nel 2010 come co-autore alla realizzazione di un cortometraggio per una Onlus italiana, il COSV. Era un corto di fiction che voleva raccontare in modo diverso un progetto di prevenzione alla diffusione dell’HIV in un’area del Kenya. Parla di un giovane ragazzo, il suo nome è Matu, che vuole diventare il rapper più famoso del mondo e del suo incontro con un proprietario italiano di piantagioni di the.

Una mucca per il latte: un aiuto per le mamme sieropositive

Molti bambini africani nascono sani, ma spesso diventano sierpositivi durante l’allattamento, perché le madri hanno contratto il virus. Di solito, le donne inizialmente sono sane, ma i loro compagni, hanno una vita sessuale, diciamo così, promiscua. Questo tipo di comportamento lo portano avanti con le stesse donne che poi vengono abbandonate perché definite “troie”, “scostumate”, “inadeguate”. Per aiutare queste madri single, nacque un progetto, che prevedeva di regalare loro una mucca il cui latte, con aggiunta di additivi, poteva nutrire in modo sicuro i bambini. Il latte in eccedenza, poteva, poi, generare anche un piccolo reddito alle donne, spesso in difficoltà economiche.

Due settimane in Kenya

Questo è un progetto, che mi piace definire, illuminato, ovvero che si pone l’obiettivo ambizioso di aiutare donne in difficoltà, per renderle indipendenti economicamente e garantire che i loro figli restino sani. Una via di cooperazione che ritengo utile e intelligente, anche perché rende i beneficiari autonomi e non dipendenti. Le mie due settimane in Kenya, a Muranga per le riprese del corto, sono state memorabili. Devo dire che da raccontare ci sarebbe tanto, troppo.

E infatti mi viene in mente un vecchio detto: “se vai in Africa per una settimana, torni e vuoi scrivere un libro. Se ci stai un mese, torni e vuoi scrivere un articolo. Se ci vivi almeno un anno, torni e non scrivi nulla. Perché hai capito che è troppo complessa per essere raccontata, se non l’hai vissuta”.